Wikimania Esino Lario: ora tocca a te

Iolanda Pensa, ideatrice e responsabile generale del progetto Wikimania Esino Lario, racconta il perché e il come di un’esperienza straordinaria

Trascrizione della videointervista.

  1. Perché Wikimania a Esino Lario?
    Una storia del mondo di tutti e per tutti: Wikipedia come traduzione pratica del pensiero postcoloniale
  2. Come nasce un progetto ambizioso?
    La teoria: individuare risorse e bisogni
    Il caso di Esino Lario: “Perché non facciamo una cosa assurda?”
  3. “Facciamogliela vedere!”: che cosa motiva un intero paese
  4. Condizioni per collaborare
  5. Per realizzare grandi sogni studia e gioca
  6. Prendere decisioni
  7. Non è facile fare un progetto folle
  8. L’eredità di Wikimania Esino Lario

 

1. Perché Wikimania a Esino Lario?

Wikimania Esino Lario è un evento cominciato già nel 2014. Nasce da tantissime conversazioni. In realtà, se devo pensare a come nasce un evento in un piccolo paese di montagna, penso soprattutto alla relazione tra Wikipedia e i piccoli posti.

Wikipedia è questa enciclopedia, ma non solo, è anche un punto di accesso per conoscere le informazioni online e, in teoria, dovrebbe essere l’enciclopedia che racconta tutto il mondo, l’enciclopedia che dà la parola anche a tutto il mondo; ma non è così semplice farlo. Wikipedia è l’enciclopedia che chiunque può scrivere in qualsiasi posto del mondo.

Ma può veramente chiunque in qualsiasi posto del mondo scrivere quest’enciclopedia?

La realtà è che non è così. Si chiama geografia dell’informazione: se noi guardiamo come funziona Internet,  se noi guardiamo come funziona Wikipedia, moltissimi posti non ci sono, alcuni luoghi sono ben rappresentati, ma molti posti del mondo – in particolare l’Africa e molti posti di montagna – non sono rappresentati. Quindi portare Wikipedia nei posti che hanno poca voce su Internet, che hanno poca voce su Wikipedia stessa è stata un po’ la ragione per la quale Wikipedia è stata portata a Esino. Un modo per dire al mondo che chiunque in qualsiasi posto del mondo può contribuire al sapere del mondo e un modo anche per mostrare che un piccolo posto non produce piccole cose, ma è in grado di partecipare al sapere universale. Questa è la motivazione, il senso del motivo per il quale Wikimania è arrivata a Esino.

Una storia del mondo di tutti e per tutti: Wikipedia come traduzione pratica del pensiero postcoloniale africano

Nel mio caso personale,  io mi occupo da tantissimi anni, dal 1998, di arte contemporanea africana. L’arte contemporanea africana è uno degli argomenti credo più di nicchia del mondo, un argomento estremamente difficile, pochi sanno che esiste una grande produzione di artisti, di creativi, di riviste, di pensatori e intellettuali nel continente africano perché l’informazione del continente africano non è distribuita in modo equo, sono informazioni che restano magari in circuiti specialistici oppure all’interno di determinate reti di persone. Quindi occuparsi di arte contemporanea africana e farlo su Wikipedia è un modo per portare nel mondo una cosa così di nicchia e specialistica, fare in modo che chiunque possa conoscerlo. Un’altra cosa interessante del lavorare sull’arte contemporanea africana su Wikipedia è il fatto che gli studi post-coloniali, cioè gli studi dopo la fine della colonizzazione, si stavano interrogando proprio su come si fa a raccontare un mondo che sia un mondo di tutti, un mondo che appartiene a qualsiasi area geografica, a qualsiasi persona, ai dominatori e ai vinti, ai nuovi dominatori e ai nuovi vinti, cioè fare in modo che il mondo sia un mondo capace di dare voce a ciascuno e che questa voce costruisca un sapere collaborativo e un sapere nuovo, un sapere che non segua più gli equilibri coloniali. Questa aspirazione a costruire un’enciclopedia, a costruire un sapere che è realmente universale, che è capace di ribilanciare dei disequilibri è l’aspirazione di Wikipedia e, lavorando su questi temi dell’Africa, per me portare Wikipedia in un posto piccolo, fuori dai circuiti normali, fuori dai grandi centri, fuori dalle note università,  è un modo per mostrare a tutti che veramente la voce del mondo è rappresentata in questa enciclopedia.

 

2. Che cosa motiva un intero paese? “Facciamogliela vedere!”

Io non credo che dire “Facciamo venire Wikimania a Esino” sia stata la vera domanda che ha mosso le persone. È stata: “E se vincesse Esino?” è diversa secondo me la cosa che ha motivato le persone. Io credo che è quel “Facciamogliela vedere!”, questo è stato un po’ il motto di tutto il progetto: “Facciamogliela vedere!, “Facciamo vedere quanto siamo competenti, quanto è bello il posto in cui stiamo”, “Facciamogli vedere quanto siamo capaci di fare le cose, come abbiamo messo insieme le risorse necessarie, quanto siamo più bravi degli altri”: perché se sei piccolo e se non sei, ovviamente, il candidato più probabile, devi dimostrare più degli altri di essere molto più bravo perché poi chiaramente stai organizzando un evento difficile. Io credo che ha motivato le persone questo sogno di far vincere una realtà che era un po’ la meno probabile, la più improbabile.

Perché poi in realtà non è un sogno quello di portare Wikipedia a Esino, perché per molte persone (molte non sapevano che cosa fosse Wikipedia – perché Wikipedia è un’enciclopedia che tutti usano, ma non necessariamente sanno che stanno usando Wikipedia, pochi poi sanno che chiunque può modificare Wikipedia, quindi l’ideale di questa comunità, del fatto che ci sia dietro il volontariato, l’apertura al mondo è un’altra cosa che non è un concetto comune. Quindi non sogni che Wikipedia venga nel paese.

A un certo punto però c’è stata la battaglia per vincere e su quello tanti hanno puntato e poi c’è stato il livello successivo che è stato rendersi conto che a Esino non veniva un evento qualsiasi, a Esino veniva Wikipedia, veniva la grande enciclopedia che racconta in mondo; Esino accoglie Wikipedia che rappresenta, tutto sommato, tutto il sapere di Internet, perché con 500 milioni di lettori, oltre 30 milioni di articoli, cioè stiamo parlando di una potenza veramente del sapere e quindi un piccolo posto accoglie il mondo lo accoglie perché 1368 persone provenienti da 70 nazioni quindi c’è ovviamente il fatto che arrivano persone da tanti paesi del mondo ma soprattutto arriva Wikipedia che rappresenta la conoscenza che nel mondo si consulta e che nel mondo partecipa a costruirla insieme. Quindi questo è stato un momento successivo.

Ma è stato un momento successivo anche la rappresentazione: quello che è successo a Esino è stato visto dagli esinesi, è stato visto dalle persone fuori da Esino in modo molto diversi. Le persone a Esino, a un certo punto, si sono accorte che gli altri hanno iniziato a vederli in modo nuovo perché l’immagine di Esino è cambiata nei media e a quel punto gli esinesi hanno visto se stessi com’erano raccontati nei media o come gli altri, le persone che incontravano in giro dicevano: “Ah! Ma siete di Esino? Ma siete voi che avete fatto questa cosa?” Quindi è cambiata anche la mentalità nel corso di tutti questi anni di preparazione, ma proprio perché sono successe tante cose e le fasi di progetto sono state una diversa dall’altra, è stato molto dinamico anche il processo.

 

3. Come nasce un progetto ambizioso?

La teoria: individuare risorse e bisogni

Secondo me la preparazione di un progetto nasce prima di tutto da un’analisi di quelle che sono le risorse esistenti; cioè prima di tutto quello che devi fare è una mappatura, poi la mappatura sarà una rappresentazione territoriale quindi ti metterai su una mappa a cercare dove sono i beni culturali, dove sono le chiese, le attrazioni turistiche, quindi sarà proprio fisica, dove sono i servizi, le strade, le fermate degli autobus, quindi proprio una mappatura, un’analisi di quelle che sono tutte le risorse.

Non si tratta solo di mappare risorse che possono essere geolocalizzate, quindi che trovi sulla mappa, ma si tratta di prendere in considerazione quelli che in inglese si chiamano gli stakeholder, cioè tutte quelle figure, tutte quelle associazioni, enti, istituzioni, sponsor, persone, insomma tutta questa rete di intelligenze e di competenze che hai su un territorio.

Una volta che  hai osservato che cosa c’è in un luogo, a quel punto passi a un’osservazione critica, cioè guardi che cosa c’è rispetto a quello che ci potrebbe essere, ti rendi conto di quello che manca, inizi a pensare alle opportunità ma anche alle cose che appunto potrebbero essere degli spazi di miglioramento. E una volta che hai guardato criticamente quello che c’è, allora è più facile lavorare a una proposta.

Secondo me questo processo è il processo necessario per arrivare ad un’idea ed è il processo necessario anche per trasformare un’idea (che potrebbe essere anche una boutade, una cosa che lanciamo nell’universo ma che in realtà non ha alcuna capacità di essere realizzata) in qualcosa che in realtà è un progetto, una cosa che devi realizzare in un determinato lasso di tempo.

Il caso di Esino Lario: perché non facciamo una cosa assurda?

In realtà, nel caso di Wikimania è stata una procedura un po’ diversa, nel senso che è stato: “ma perché non facciamo una cosa assurda?”, in realtà è stata una cosa che non nasceva dall’analisi del contesto.

Io nel 2005 ho aperto una Fondazione in Olanda che aveva come sottotitolo: “Not based on the problem solving”: “Che non si basa sulla risoluzione dei problemi” e io devo ammettere che ho sempre avuto una certa fascinazione per tutte quelle che sono le idee che non necessariamente risolvono i problemi.

Nel caso di Wikimania, in realtà non è nata con un’analisi del contesto e poi una risoluzione del problema, è nata con qualcosa che andava oltre, cioè, qualcosa di eccezionale, dire: proviamo! C’era da tanti anni questa idea di dire: “ah, il paese, Esino, ha perso la sua verve turistica, ci vorrebbe qualcosa che lo scuote, ci vorrebbe qualcosa che fa tornare la realtà di Esino alle glorie di visibilità, di apprezzamento, coinvolgimento dei turisti e dei villeggianti che c’era un tempo”. E nell’aria da tanto tempo io sentivo questa frase: ci vorrebbe qualcosa, un evento, che scuotesse un po’ il terreno. Quindi, in qualche modo, Wikimania rispondeva a questo bisogno che penso che tante persone sentivano, il bisogno di un qualcosa che desse una scossa. A volte quando vedi i progetti, anche in Africa, spesso li immagini in realtà anche molto povere, in cui le persone appunto sognano i servizi di base, un alloggio migliore, eccetera. La mia esperienza, però, molto spesso in quartieri difficili, in Senegal, in Camerun, è che la gente sogna di vincere alla lotteria, sogna di vincere una Ferrari, sogna di essere ricca, famosa, cioè: i sogni sono qualcosa che va oltre noi stessi, non sogniamo di avere una casa non fatiscente, sogniamo cose grandissime, eccezionali, cose che ci fanno muovere il cuore, perché altrimenti sognare appena appena il sufficiente è forse quello di cui abbiamo bisogno nell’immediato, ma i sogni hanno libertà e forse anche il dovere di andare oltre l’ordinario.

 

4. Condizioni per collaborare

Ecco, forse la cosa più bella di Wikimania è il fatto che è un evento di dimensione tale che non può essere fatto da una singola persona, cioè Wikimania è un evento collaborativo non perché è bello collaborare, io penso che collaborare sia una cosa sfinente, collaborare è la cosa più complicata del mondo, chiunque dice: “Ah, che bella la collaborazione, i partenariati, eccetera” è perché evidentemente non ha abitudine nel collaborare. Collaborare vuol dire discutere, confrontarsi, avere problemi, avere conflitti, vuol dire anche mettersi in gioco, cioè è molto complicato collaborare e la collaborazione tu ce l’hai veramente quando hai bisogno degli altri.

I progetti collaborativi funzionano in due condizioni: o perché c’è uno stato di emergenza, come nella gestione dei boschi in montagna, i boschi comunali:ognuno litiga per il suo confine ed è la stessa cosa anche su Wikipedia, dove ognuno litiga per il confine del suo articolo, quindi litiga con quelli che arrivano, litiga con i troll, litiga con quelli che avallano altre proposte, quindi di solito la gente litiga… poi arriva un pericolo esterno, l’incendio nel bosco comunale, e tutti accorrono e questa è la vera collaborazione nello stato di emergenza.

L’altro modo in cui tu hai una vera collaborazione è invece quando c’è l’eccezionale, in un certo senso l’eccezionale produce uno stato di emergenza, non è poi così diverso. Ci sono anche degli studi sul fatto che i festival e grandi eventi sono delle situazioni in cui le persone prendono dei rischi più che in altre. Il rischio, l’eccezionale, lo stato di emergenza sono tutte delle dinamiche che creano comunque un’interferenza in un tessuto con uno status quo, quindi creano qualcosa di nuovo, creano una dinamica che poi, secondo me, nella maggior parte dei casi, è una dinamica collaborativa.

Il mio consiglio è: più si fa all’inizio, più lo si fa nella fase di progettazione, più è facile il coinvolgimento, perché più le persone partecipano nelle fasi iniziali, più sono parte di un processo e più saranno coinvolte in un modo veramente significativo all’interno dell’evento.

 

5. Per realizzare grandi sogni studia e gioca

Se devo dare una raccomandazione su come fare un progetto come quello di Wikimania, quello che dirò a tutti è: prendete tutta la documentazione di tutti gli eventi che sono stati fatti, studiatevela, iniziate a definire il metodo in base a tutte le indicazioni che trovate in giro, copiate sistemi fatti da altri, studiate tutti i sistemi che trovate, lavorate con un’analisi del territorio, lavorate con l’analisi delle risorse, iniziate a verificare una per una tutte le cose che sono da fare. Quindi, il mio consiglio sarà quello di diventare estremamente meticolosi nella preparazione e nel produrre un piano esecutivo perché in realtà i grandi sogni non è che lì realizzi un, due, tre, via, li realizzi lavorando come un matto e risolvendo tutti i problemi che un grande sogno comunque ti fa incontrare, perché di solito i grandi sogni non sono già stati realizzati, perché sono complicati e quindi bisogna riuscire a gestire ogni singolo pezzo.

io ho letto circa 200 libri di organizzazione prima di fare Wikimania, non facevo altro che leggere libri di organizzazione, project management,  piuttosto che come ordinare, come eliminare cioè qualsiasi cosa che servisse per immaginare in che modo puoi strutturare un progetto, realizzarlo e come puoi fare a organizzare in modo consono un evento. Il problema è che noi stavamo facendo una cosa diversa, quindi tutti i manuali di organizzazione di eventi non è che riportavano come fai a gestire i flussi del trasporto, come fai a prevedere quanti wikipediani arriveranno un giorno, da che paesi, da che aeroporti, arrivano a Malpensa, Bergamo, Linate, quanti pullman devi prevedere… solo che per poter fare un preventivo e per poter organizzare la logistica dovevi fare un’ipotesi dei flussi… e quindi tutti questi pezzetti, alla fine inizi, fai una prova, li mandi da un altro, gli chiedi: “ma a te sembra una cosa intelligente? Funziona? Secondo te è sensata?”, lo mandi a quello che sembra l’esperto dei trasporti e anche lui dà un’occhiata e mossi da carità iniziano tutti a discutere, “ma, proviamo a spostare questo…”

Io credo che uno degli esercizi più utili per avere delle idee è giocare, soprattutto Lego e Play Mobil suggerirei, oddio sinceramente anche le Barbie… Immaginare degli scenari, immaginare delle situazioni è sostanzialmente quello che è progettare, cioè tu devi immaginare come sarà quella cosa e la devi immaginare a un grado di dettaglio estremo, cioè più riesci ad avere dettagli, più riesci a immaginarti il wikipediano che arriva a Esino, si siede (quindi deve esserci una sedia), appoggia il suo computer, finisce la batteria del computer, deve collegarlo, poi attacca anche il telefono, poi usa la connessione, poi gli viene fame, poi mangiano molti biscotti i wikipediani.

Più un’idea è folle, e nel caso di Wikimania era un’idea piuttosto folle, più il progetto esecutivo deve essere dettagliato, quindi a quel punto devi trasformare quello che è lo scenario, quindi una visione di quello che potrà essere un evento, un futuro, un cambiamento e devi immaginartelo nei più piccoli dettagli, quindi devi cercare di prendere in considerazione tutte le componenti. Allora: “da dove arrivano i soldi?”, “come li spendiamo?”, “chi sono le persone coinvolte?”, “dove posso andare a cercare i soldi?”,  “devo per forza pagare tutte le persone oppure ci sono persone che possono darmi una mano come volontari?”, “che cosa esiste già? Ci sono già delle società che fanno i trasporti o devo invece inventarmi una soluzione?”, “Esistono altre realtà simili? Qualcuno l’ha già fatto questo evento?”.

All’inizio di Wikimania io ho iniziato a guardare tutti gli eventi che erano stati fatti fuori dalle grandi città. Di solito vengono comprati terreni, vengono messi insieme, spianati, create tensostrutture oppure ci sono degli eventi che vengono completamente organizzati, realizzando addirittura degli spalti che sono trasportabili… ci sono soluzioni di tantissimi tipi. Spessissimo, tra l’altro, le soluzioni implicano una trasformazione completa del luogo e proprio fabbrichi completamento il posto che ospiterà un evento. E questo non lo volevamo. Io volevo che l’evento fosse all’interno del paese perché non volevo che il paese fosse spettatore dell’evento o che fosse intrattenimento dell’evento, volevo che l’evento fosse il paese stesso e quindi da lì l’idea di utilizzare tutte le infrastrutture disponibili, usare i bar per fare i momenti di incontro… però questa coscienza viene da una analisi critica; nel momento in cui tu decidi che cosa vuoi e perché lo stai facendo in un certo modo questo orienterà anche il modo in cui imposterai il progetto.

Assolutamente la cosa che ti farà arrivare in fondo è il fatto che ti trovi bene, che c’è questo spirito comunque di amicizia, di divertimento, di trasformare queste riunioni in un momento in cui ci si vede, si sta bene insieme, in cui anche si sogna, in cui c’è anche lo spazio di dire: “Ah, ma se facessimo questa cosa qui?” . perché nel momento in cui tu hai un ambiente in cui le persone non possono arrivare e dire: “E se facessimo anche questa cosa qui?” hai creato un disastro; cioè devi avere sempre un ambiente che permette alle persone di arrivare con delle proposte, che permette anche di sognare, di dire delle follie.

 

6. Prendere decisioni

Wikipedia ha cinque pilastri che sono queste cinque linee guida, questi cinque punti di riferimento che danno un’idea di che cos’è Wikipedia e spiegano in che modo Wikipedia deve essere scritta, come si deve comportare la comunità. Nel caso di Wikimania ho proposto di lavorare con quest’idea di cinque pilastri anche su un evento, in qualche modo facendo il verso a Wikipedia e ispirandomi; era anche un modo per dire: “Stiamo modificando Esino Lario così come schiacci il tasto modifica su Wikipedia e modifiche l’enciclopedia, a Esino Lario schiacci il tasto modifica e stiamo modificando il paese, quindi seguiamo anche noi i nostri cinque pilastri.

A volte abbiamo questa visione ideologica, di visione, eccetera, in realtà questi pilastri che abbiamo creato soprattutto aiutavano a prendere delle decisioni; ne devi prendere così tante che alla fine sapere quali sono i criteri… per esempio: ricevi dei preventivi e sono tutti più o meno dello stesso livello, quale scegli? Nel nostro caso sceglievamo la società che era più vicina o magari la società che avrebbe continuato a collaborare con Esino perché secondo i nostri principi questo era il significato. Però sicuramente definire qual è lo stile che si vuole dare a un evento, a un progetto, qual è il senso delle cose, perché le si fanno e quindi trasformarle in linee guida per prendere delle decisioni è secondo me il consiglio che vorrei dare a tutti perché secondo me è veramente molto utile e addirittura io credo che sia una modalità di lavorare che forse ha senso coltivare anche nelle associazioni.

 

7. Non è facile fare un progetto folle

Non penso che Wikimania deve essere l’evento che ricorda a tutti quanto è facile fare delle grandi cose. Wikimania deve insegnare che è molto difficile farle, ma si possono fare. Poterle fare è una cosa che deve essere una spinta, ma per tirarsi su le maniche e questa di tirarsi su le maniche è una cosa che dalle nostre parti sanno fare davvero in maniera egregia, quindi il fatto di riuscire a replicare un grande evento in un piccolo comune è assolutamente possibile, però chiaramente richiede molta più fatica che da un’altra parte.

E il caso di Esino è un po’ questa storia, è un caso di tante persone… io sono stata un po’ il motore di questo evento, ma poi tanti si sono uniti e hanno detto: “E se vincesse Esino? Facciamolo vincere!” e allora hai l’esperto di informatica, hai quello della società, hai l’altro che arriva che sa fare i trasporti, la persona dell’associazione locale, quello del consiglio comunale che dice “Sì, facciamolo vincere!”, si mettono tutti insieme e, credendoci, poi viene fuori la vittoria. Credendoci e mettendoci una quantità di lavoro oltre l’umano.

 

8. Eredità: il saper fare rigoroso e l’apertura al mondo

Io spero che le persone usino questo senso di vittoria, questa cosa che Esino ce l’ha fatta, Esino che rappresenta non solo se stesso, non rappresenta solo Esino, ma un piccolo paese, un piccolo posto ha mostrato al mondo che i piccoli posti possono fare grandi cose, non fanno piccole cose i piccoli posti e questo è un successo per tanti posti, non solo per Esino. Quindi questo successo che abbiamo ereditato con l’evento io spero che sia il successo anche che produca figli, che produca nuove cose, e deve essere un successo che considera intanto la serietà del lavoro, quindi la professionalità, il fatto che le cose per Wikimania sono state svolte con un’incredibile professionalità da parte di ciascuno ed è stato straordinario vedere lavorare così bene tutti. Quindi questo è il primo passo.

Il secondo passo è quello di ricordarsi che questo evento è stato magico perché parlava al mondo, del mondo, e faceva parte del mondo. Non era un piccolo evento snob, un piccolo evento che dice: “Ah guardate come siamo bravi noi” Era un evento che, per quanto difficile, per quanto tecnico, perché poi era un evento in inglese, con tante persone che parlavano di questioni molto specialistiche, però era un evento che faceva parte del mondo, non era un evento che diceva: “noi sì, voi no” ma: “Chiunque può diventare un enciclopedista, chiunque può scrivere la conoscenza dell’umanità” cioè era un evento che aveva questa visione di profonda apertura e io spero che se Wikimania farà dei figli, quindi se ci saranno altre persone che sono state coinvolte o hanno visto in Wikimania qualcosa da imitare che vedano nel valore di Wikimania questa apertura verso il mondo, perché non è un’eredità banale e l’apertura verso il mondo vuol dire anche l’apertura verso il diverso, l’apertura verso lo straniero, anche lo straniero che magari viene dal paese vicino, 12 km di distanza, o invece dall’altra parte del mare, cioè vuol dire anche quest’apertura perché inizi a vedere nell’altro il senso di appartenere al mondo e il rispetto per ciascuno che trasforma il mondo in un posto più intelligente, più bello, più ricco. Che non vuol dire essere dei patatoni che trovano tutti belli, bravi, buoni ma vuol dire il rispetto di cogliere in ciascuno il valore che ha e quindi con un atteggiamento però di apertura di curiosità e di capacità anche di cogliere e di soppesare difetti e virtù.

C’è stato un momento in quei cinque giorni, quei due mondi, che sono comunque due mondi, o moltissimi mondi, dall’India, da Israele, dalla Palestina, Iran, Stati Uniti, tutti questi pezzi di mondo che fanno fatica a dialogare normalmente in qualche modo a Esino hanno funzionato.

 

Crediti

Intervista a cura di Chiara Somajni

Trascrizione di Lara Pensa